Intendo il libero mercato come una straordinaria forma di democrazia e progresso. Per indole, non ho mai gradito il monopolio, di qualsiasi tipo. Mi ricordo, da ragazzo, quando in casa mia il servizio telefonico si chiamava “SIP”, anche se i nonni continuavano a chiamarla “TIMO”. Per radio e televisione si intendeva “RAI”, per elettricità “ENEL”, e la schedina a premi dalle mirabili vincite, “Totocalcio”. Ricordo anche molto bene, recandomi in stazione, il fascino nell’osservare le grandi carrozze grigie dei treni con la scritta bianca “FS”. Se lo ricorda? Quanti anni sono passati!
Al tempo, i servizi erano quelli, i disservizi pure. Reclami o rivalse, praticamente inutili. Il prezzo: un elemento finito, senza alternativa.Ecco, quello che trovo democratico nella logica del libero mercato è proprio la possibilità di scegliere. Operatori diversi, offerte diverse, servizi diversi. Contenuti tematici simili ma arricchiti da sfumature differenti e flessibili.
E l’informatica in azienda, se la ricorda?La prima che mi ricordo io si chiamava “IBM” e permettersela era una distinzione. Oggi, fortunatamente, anche in azienda abbiamo l’opportunità di scegliere la nostra informatica attraverso una pluralità di offerta e sulla base di convenienze e scopi. Quanto ha che fare il prezzo in tutto ciò? E’ un elemento importante o centrale?
Ha ancora senso pensare all’adozione di “Tecnologie distintive” o il brand non rappresenta più, di per sé, una valida ragione di acquisto?Ho provato a farmene un’idea. Credo innanzitutto debba essere posto un netto distinguo tra acquisto consumatore (B2C) e acquisto business (B2B). Ho notato che gli acquisti tecnologici nel mondo consumer tendono a premiare “la moda”, senza apparenti riflessioni da parte dei consumatori riguardo funzionalità o prezzo. Il motto sembra essere: “se posso permettermelo (e a volte anche se non posso o se non mi serve), lo compro: perché è di tendenza”. Secondaria, la soddisfazione di altri bisogni. Diversamente, la logica applicata in azienda per gli acquisti informatici sembra differente. L’idea che mi sono fatto, è che in molti casi l’azienda sia convinta di soddisfare interamente i propri bisogni attraverso l’acquisto di Software, misurando il fornitore il più delle volte sulla base del prezzo, prima ancora che delle competenze. Mi sono chiesto: siamo sicuri sia la scelta giusta? La competition nel mondo B2B si misura sul prezzo? O, forse, la piena soddisfazione di bisogni specifici richiede l’acquisto di una Progettualità piuttosto che di un Software? E, in questo caso, quanto conta il fornitore?
Lo staff di CP Software crede che un Progetto informatico non si misuri sul prezzo, ma dal valore in esso contenuto, funzionale a soddisfare pienamente e per lungo tempo i bisogni del Cliente, attraverso le competenze del fornitore e l’adozione di Software.Il libero mercato ha favorito l’esplosione della pubblicità, ve ne è una che, promuovendo una carta di credito, recita così: “ci sono cose che non hanno prezzo!”. Mai stato più d’accordo…